giovedì 26 giugno 2014

"Gaudeamus igitur!" (ma con moderazione...)


Diciamo la verità: se vi dicessi che la notizia delle dimissioni di Giancarlo Abete da presidente della Federcalcio mi ha lasciato indifferente, probabilmente pensereste che vi stia prendendo per il fondo dei calzoni! Effettivamente devo ammettere che, dopo l'iniziale sorpresa (ero infatti convinto che la sola conseguenza della conferenza stampa di Abete sarebbe stata il consueto profluvio di supercazzole prematurate con scappellamento a destra!), un sorriso ha solcato il mio volto reso triste dall'eliminazione degli azzurri ai Mondiali: riprendendo un adagio che in questi due giorni è andato parecchio di moda sui social network, potrei dire che se la sconfitta contro l'Uruguay e la conseguente eliminazione dal Mondiale brasiliano hanno portato alle dimissioni della versione pallonara del leggendario Conte Lello Mascetti allora è proprio vero che a volte non tutti i mali vengono per nuocere!

Si chiude dunque una parentesi iniziata nel 2007, quando Abete divenne presidente federale dopo il doppio commissariamento targato Rossi-Pancalli e dopo essere stato fino al 2006 il vice del "poltronissimo" Franco Carraro (oggi senatore nelle file di Forza Italia nel nome di un rinnovamento radicale, ma questa è un'altra storia...), e proseguita con la sua rielezione nel gennaio del 2013. Come sempre accade in questi casi, andiamo brevemente a sciorinare i prestigiosissimi risultati ottenuti in questi sette anni dall'ex parlamentare DC (molti non lo sanno, ma Abete è stato deputato nelle file della "Balena bianca" dal 1979 al 1992) nonchè fratello dell'ex presidente di Confindustria e attuale numero uno della BNL Luigi Abete:

1) Atteggiamento a dir poco pilatesco nei confronti dell’affare Calciopoli - Mesi fa ero a Milano per assistere alla presentazione del libro "#sulcampo" scritto da Massimo Zampini e, alla presenza di ospiti del calibro di Christian Rocca e Roberto Beccantini, presi la parola e sottoposi ai presenti la considerazione secondo cui non è scandaloso il fatto che una Federazione prenda una posizione a favore o contro una determinata causa, bensì è vergognoso che faccia di tutto per non prenderla e per procrastinare il più possibile le questioni. Bene, da quando nel 2010 sono emerse le intercettazioni che erano state "dimenticate" (e mettetecene a iosa di virgolette!) nel 2006, Abete e la Federcalcio non hanno mai preso una posizione a favore o contro, come del resto si conviene all'istituzione che governa il calcio e al suo massimo esponente, e se ne sono sempre lavati pilatescamente le mani con continue dichiarazioni di incompetenza; dichiarazioni che evidentemente rappresentano anche un inconsapevole ed eloquentissimo outing...

2) Mancata assegnazione degli Europei del 2012 e del 2016 - I nostri stadi sono notoriamente i più belli, nuovi e sicuri del mondo (eccezion fatta per lo Juventus Stadium, che a detta di qualcuno potrebbe ancora rischiare di crollare...), ma evidentemente fuori dai confini nostrani questa realtà non la capiscono, al punto che negli anni scorsi l'Italia è riuscita a non vedersi assegnati gli Europei di due anni fa (disputati in Ucraina e Polonia) e quelli del 2016 (che si disputeranno in Francia); è altresì vero che su quelle due votazioni si è letto di tutto in passato, però negare per questo che una doppia mancata assegnazione sia il sintomo di un problema serio legato agli stadi è una foglia di fico per spazzar via la quale è sufficiente un minimo sbuffo di vento...

3) Disastri mondiali nel 2010 e nel 2014 - Passando a discorsi più prettamente sportivi, arriviamo a parlare di una Nazionale italiana che dopo cinquant'anni è riuscita ad essere eliminata per due volte consecutive al primo turno (il precedente è quello delle eliminazioni del 1962 in Cile e del 1966 in Inghilterra, a loro volta precedute anche dalla mancata qualificazione al Mondiale svedese del 1958): nel 2010 in Sudafrica l'Italia di Lippi viene eliminata da uno dei gironi più facili della storia dei Campionati del Mondo da Slovacchia, Paraguay e Nuova Zelanda, mentre nel 2014 in Brasile si è consumata la catastrofe che abbiamo visto tutti un paio di giorni fa...

4) Perdita costante di posizioni dell’Italia nel ranking FIFA e dei club italiani nel ranking UEFA dal 2006 in poi, nonchè passaggio da 4 a 3 squadre in Champions League (e il conto rischia purtroppo di diminuire ancora nei prossimi anni…) - Ah, come sembra lontano anni luce il 1990, quando il Milan trionfò in Champions League contro la Steaua Bucarest, la Sampdoria vinse la Coppa delle Coppe contro l'Anderlecht e la Juventus trionfò in Coppa UEFA ai danni della Fiorentina. Le Champions League vinte dal Milan nel 2007 e dall'Inter nel 2010, alla luce dei risultati vergognosi che dal 2006 ad oggi le nostre compagini ottengono fuori dai confini nostrani, rappresentano una consolazione talmente magra da apparire quasi nulla per l'intero movimento...

6) Legge sugli stadi che riposa in pace in qualche sperduto cassetto del Parlamento italiano e che ormai è diventata una barzelletta, alla stregua del Ponte sullo Stretto di Messina e dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria - Piccola attenuante che mi sento di riconoscere ad Abete: la decisione finale su questo argomento spetta (o meglio, DOVREBBE SPETTARE!) alla politica, che però in questi anni ha dimostrato chiaramente di avere tutt'altro a cui pensare; resta però il fatto che questo silenzio della politica è andato di pari passo con il silenzio misto alle solite supercazzole della Federazione e del suo capo, al punto che quando l'anno scorso il neo-presidente del CONI Giovanni Malagò ha rilanciato in maniera deciso il tema della legge sugli stadi in via Allegri a Roma sono sobbalzati tutti dalla sedia come se fosse appena stato divulgato un messaggio di Al-Quaeda. Chiudo questo punto con una nota di cronaca, che forse conoscono in pochi: due anni fa l’Italia è stata superata in termini di sicurezza degli impianti dalla Turchia...

7) Riforma della giustizia sportiva - Fino a tre anni fa quello del malfunzionamento della giustizia sportiva sembrava essere un pensiero eversivo di quei noti estremisti dei tifosi juventini, ma i processi sportivi legati alla vicenda del calcioscommesse (e le polemiche da essi generate) che hanno riempito le cronache delle scorse tre estati hanno aperto gli occhi un po' a tutti sulla necessità di riformare una giustizia sportiva malfunzionante, frettolosa e troppo inadeguata per fronteggiare problemi ad ampio raggio come quello delle partite truccate. Dal 2007 ad oggi le uniche mosse effettuate sono state una riforma del Codice di Giustizia Sportiva che definire blanda è un pallidissimo eufemismo (le uniche novità rispetto al passato sono rappresentate dal divieto tassativo di colloqui di qualunque natura con i designatori arbitrali, dagli esorbitanti sconti di pena per i cosiddetti "pentiti" e dall'accorpamento dell'Ufficio Indagini e della Procura Federale) e la conferma dell’incarico del Procuratore Federale Stefano Palazzi.

Questo, dunque, il pantheon dei successi ottenuti dalla Federcalcio targata Abete (e stiamo messi male se i "risultati di successo ottenuti dalla Federazione", di cui lo stesso presidente ha parlato nella sua conferenza stampa di commiato, sono questi...). Attenzione però a non commettere l’errore di pensare che il passo indietro di Abete risolva tutti i problemi perchè, conoscendo l'attitudine tutta italiana al "gattopardismo" galoppante, il rischio concreto che queste dimissioni comportano è quello che di ritrovarsi a capo della Federazione una copia più presentabile del presidente dimissionario: magari un soggetto mediaticamente più presentabile e meno avvezzo alle supercazzole, ma che poi alla prova dei fatti rischia di rivelarsi nè più e nè meno che il prosieguo delle sciagurate gestioni precedenti; perché davvero nel calcio italiano qualcosa cambi, è necessario che arrivi una figura decisa a recidere in maniera netta e irreversibile i legami con un sistema politico pallonaro che in questi anni ha prodotto più disastri delle atomiche sganciate dagli americani sul Giappone nel 1945. Purtroppo il timore, stando anche alle voci che trapelano da un paio di giorni a questa parte, è che i "nomi nuovi" che potrebbero essere scelti per guidare la Federazione di qui ad un paio di mesi possano essere quelli di Demetrio Albertini e di Carlo Tavecchio, che di Abete sono stati i vice allo stesso modo in cui lo stesso Abete è stato il numero due di Luciano Nizzola dal 1996 al 2000 e di Franco Carraro dal 2001 al 2006: un'eventuale staffetta di questo genere, anzichè un cambiamento vero e proprio (io, in un mio personalissimo "endorsement", ho fatto il nome di una persona seria e competente come il presidente della Lega Calcio di Serie B Andrea Abodi, che già era stato lo sfidante di Maurizio Beretta per la presidenza della Lega di A), altro non sarebbe se non la quintessenza del "gattopardismo" galoppante di cui sopra.

Per tutte queste ragioni, "gaudeamus igitur" per le dimissioni di Abete. Ma con moderazione e, soprattutto, senza abbassare la guardia e senza credere che questa decisione sia la panacea di tutti i mali che affliggono il calcio nostrano...

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